
MòMò



MòMò:
un dessert tra fronzoli
e luminarie...
La location: Se abitate a Roma, conoscerete senz’altro – almeno per sentito dire – questo posto. Set di una nota fiction romana, questo ristorante lounge bar è come una perla contenuta in un castello dall’aroma eclettico-neoclassico.
Quando ancora siete in macchina, a pochi metri dall’ingresso principale, immediatamente venite sorpresi da fasci di luce, palle fosforescenti e decorazioni improbabili. State certi: non siete ad una rievocazione storica del Circo Togni, ma esattamente al MòMò, locale eccentrico dalla qualità interessante.
Abbiamo visitato questa bomboniera per marchesi psichedelici durante il periodo natalizio e, vi assicuriamo, l’effetto delle decorazioni è di sicuro impatto. Oltre all’enorme albero perennemente decorato con queste enormi sfere di neon bianco, ad accoglierci c’erano due statue enormi di cammelli tutte fatte con le lucine di Natale. Cosa c’entrano i cammelli col Natale?
Folle rispondere e soprattutto chiedere. All’inizio un discreto pugno in un occhio, ma poi la tentazione di farsi due foto accanto a queste “cose” luminose di indubbio gusto neo-barocco tendente al kitsch metropolitano è prevalsa nei nostri giovani animi affamati.
Se togliete tutte queste baroccaggini e rocailles contemporanee, troverete ad accogliervi un distinto palazzo in marmo bianco tutto circondato da vezzosi arboscelli. Il benvenuto più caloroso è tuttavia quello di Mò e Mò, i due conigli – che adesso avranno abbondantemente figliato – ritrosi e schivi che zompettano leggiadri per i giardini curati e, ahimé, troppo spesso ingombri di impalcature, gazebo e tutto ciò che può ancor più arricchire il già tanto panorama dell’esterno.
L’interno, pare strano, è senza dubbio più sobrio. Sarà per il fatto che è sempre pieno, e quindi il prezioso spazio teoricamente riempibile con altri pomposi abbellimenti dev’esser destinato al più banale settore della ristorazione, bisogna dire che il parquet interno ben si sposa con un arredamento tendente al minimal-rapsodico. Ossia, cose a caso appese alle pareti. Nel bagno, una bicicletta e un ambiente che ricorda una palestra anni ’50; nella sala principale, classico arredamento da osteria d’élite, con lavagnette con scritto il menu del giorno.
Finalmente, dopo tutti questi stimoli estetici, ci si siede e…si ordina!
Il servizio: Non proprio celere. Anzi, per essere precisi, celere nel prendere la comanda, ma calmo e rilassato nel portare le cibanze. Bisogna capirli: c’è sempre davvero un botto di gente.
Il ristorante: Ottima la carne alla griglia, danese e servita cotta a dovere.
Teneri filetti e paillardes eleganti ci traghettano verso una degustazione raffinata (anche nelle porzioni mai troppo generose) con delle ottime patate al forno come fedelissimo Caronte. Croccanti, calde e morbide nel cuore, aromatizzate con un rosmarino che – questa volta – si sente. Il tutto accompagnato da un buon pane fatto in casa (la tradizionale pizza bianca romana che, quanto all’olio, chiude tutt’e due gli occhi).
I primi sono gustosi e a volte goduriosi. Io sono andato sul classico con degli gnocchetti alla sorrentina. Piatto difficilissimo perché semplice e pertanto quasi sempre sbagliato. Non è raro trovare una sorrentina troppo condita, quasi preoccupata di essere molto rossa e coprente. Il MòMò offre, non sempre durante l’anno, uno gnocco sodo al palato e non eccessivamente condito; un sugo che non prende il sopravvento con eccessiva mozzarella, ma che accompagna discretamente la pasta – aromatizzandola e rendendola più morbida in bocca.
Non eccelsa come sorrentina, ma sicuramente da provare.
La pizza: Beh, che dire…a scrivere è un napoletano oscurantista e dogmatico che, quando si trova davanti una pizzona romana bassa e anche scrocchiarella, tende sempre a fare un salto sulla sedia. Non vi azzardate a chiedere una pizza alta! Siete degli irresponsabili se lo fate! Il vostro stomaco griderà vendetta. A farla la fanno, ma vi troverete nel piatto una pizza compatta ed eccessivamente cotta per quanto poco lievitata. Risultato? Una pasta base tutta della stessa altezza e a prova di dentista! Nel cercare di tagliarla si consumano metà delle calorie che ingurgiterete di seguito. Da questo punto di vista può essere forse un vantaggio. Insomma, se andate al Momò, prendete la carne, un primo, un contorno, ma non la pizza. A meno che non volete tradire la secolare tradizione pizzaiola con una sfoglia croccante a mo’ di ostia…
La desserteria: Ma è nei dolci che il MòMò ha davvero qualcosa da dire. Infatti, molti giovani capitolini decidono di frequentare le affollate sale della villa barocchetta per un dopo cena sfizioso. Il menu di cocktails e dolci peccati di gola è davvero interessate, seppure rimane quasi sempre lo stesso senza variazioni importanti. Un’ottima Sacher (si intenda, una Sacher italian-style; il gusto viennese a Roma è decisamente fuori moda) e un tiramisù che farà sorridere molti aprono le danze della desserteria che ospita, tra i suoi figli, deliziose ricotta e pere così come crostate alla crema di nocciole che, seppur pesantine per il dopo cena, rivelano una scelta di materie prime medio-alta.
Accompagnate il dolce con un caffè, la cui estrazione corretta ne conferisce aroma e rotondità che ben si sposano con la golosità del momento dessert; esiterei sui tè e sulle tisane: vi portano una scelta Twinings che, per gli amanti del tè, è come una bestemmia in Chiesa…
Il dopo cena è dunque ciò che mi sento di consigliare più spassionatamente. Un dopo cena gustoso, di qualità, ma certo non tendente alle stelle dell’alimentazione principesca che la location farebbe supporre. Ma per una serata tra amici sinceri e veraci va più che bene!
